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MANOVRA 2021 INCENTIVI PER LE DONNE

Oltre agli sgravi contributivi per le assunzioni di donne disoccupate, la legge di Bilancio 2021 dovrebbe introdurre un pacchetto di incentivi per il sostegno all’imprenditoria femminile italiana. Un segmento fortemente colpito dalla crisi Covid-19, ma fondamentale nel medio-lungo termine per la futura ripresa economica post pandemia.

Le misure previste dalla legge di Bilancio 2021

Non solo madri, ma anche lavoratrici e imprenditrici. Con la Manovra 2021, ancora in fase di approvazione definitiva, a misure per le famiglie come l’assegno unico e il bonus asilo nido, si affiancano gli sgravi contributivi per le assunzioni di donne disoccupate e gli incentivi a sostegno dell’imprenditoria femminile.  

In Manovra incentivi alle imprese femminili

Nonostante le imprese in rosa siano cresciute a un ritmo molto più intenso rispetto a quelle maschili negli ultimi cinque anni, al momento il trend di crescita delle aziende guidate da donne risente degli effetti del coronavirus, che ne ha bloccato le nuove nascite e l’ andamento positivo in generale. 

Considerando questo contesto, sembra evidente che “per creare inclusione e sviluppo sono necessari strumenti come quello inserito nella legge di Bilancio: risorse specifiche per il sostegno all’imprenditoria femminile“, come ha sottolineato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, in occasione della conferenza stampa di presentazione del piano ‘Women new deal’ per il supporto all’occupazione femminile.

Sulla stessa scia il Consiglio nazionale economia e lavoro (Cnel), che ha proposto, tra gli interventi prioritari da sostenere con le risorse di Next Generation EU, il sostegno alle imprese rosa: “occorre rafforzare gli incentivi per l’imprenditoria femminile e per l’occupazione femminile soprattutto nei settori green e in generale nell’economia circolare, in agricoltura, in turismo e cultura. È condivisibile la proposta di un fondo dedicato alle imprese femminili nell’ambito del Fondo di garanzia, lo strumento istituito dal Ministero per lo sviluppo economico”.

Migliora la parità di genere, ma resiste gender gap su lavoro e reddito

L’Italia è il Paese in UE che sta progredendo a ritmo più veloce verso la parità di genere. Su una scala da uno a cento, il Bel Paese ha il punteggio globale 63,5: sotto la media europea ma meritevole di aver compiuto notevoli progressi negli ultimi dieci anni. Questo è quanto emerge nel “Gender equality index 2020”, pubblicato dall’Istituto europeo per la parità di genere, un dato che, tuttavia, va scomposto nei diversi ambiti che l’indice prende in considerazione.

Risultati deludenti e preoccupanti quelli relativi al gender gap nella gestione del potere: l’Italia ha un punteggio di 48,8, un valore che si basa sulla percentuale di donne e uomini nelle istituzioni pubbliche e nei consigli di amministrazione delle più grandi società registrate a livello nazionale e quotate in borsa.

Rispetto alla gestione del tempo c’è un forte squilibrio, con oltre l’80% del lavoro domestico quotidiano svolto da donne, e una disparità di tempo dedicato alle attività sportive e ricreative. Solo sul fronte salute, misurato sulla base di informazioni circa lo stato di salute generale, i comportamenti sani e l’accesso alle cure, ci si avvicina alla parità, ma non ancora completamente (88,4).

Se a proposito dell’istruzione a tutto tondo, che comprende l’accesso a livelli superiori di istruzione, riqualificazione, formazione permanente, il punteggio italiano è 61,9. Permane la disparità in ambito occupazionale, a partire dal dato che vede lavorare a tempo pieno retribuito il 52,3% di uomini e il 24,1% di donne. Di conseguenza resta anche la forbice nell’ambito della retribuzione (79,0). 

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