Segnaliamo questa storie di successo di Donne e START UP indicate nell’articolo di MAURA VALENTINI per ECONOMYUP
In Italia e in tutto il mondo, c’è ancora molto da fare per valorizzare l’imprenditoria femminile, specialmente sulle startup, dove le donne sono ancora meno che nelle aziende. Eppure, alcuni studi sostengono che le donne siano più adatte a individuare i bisogni del mercato e a coglierne le opportunità.
Perché ci sono così poche startup al femminile? Secondo Claudia Pingue, ex general manager di PoliHUB e ora partner Venture Capital SGR – Fondo Nazionale Innovazione, “Mancano i role model al femminile, storie di donne proposte come campionesse dell’imprenditoria in grado di stimolare e supportare l’azione di altre donne”.
Ma queste storie ci sono. Ne abbiamo scoperte 11, 11 donne e startupper da cui trarre ispirazione.
Chiara Rota, My Cooking Box
Non è un nome nuovo quello di Chiara Rota, fondatrice e CEO di My Cooking Box, startup che ha ideato meal kit con tutti gli ingredienti nelle giuste dosi per realizzare un piatto italiano a spreco zero.
Chiara Rota è laureata in Ingegneria Gestionale all’Università degli Studi di Bergamo. Fa esperienza in Parmalat e poi negli Stati Uniti con un’altra multinazionale italiana, ricoprendo ruoli dal controllo di gestione alle operations. Negli Stati Uniti nasce l’idea di My Cooking Box: un modo per valorizzare l’amato patrimonio enogastronomico italiano, proponendo confezioni con gli ingredienti originali, già selezionati e facili da usare.
La startup nasce nel 2015, e colleziona partnership con attori importanti come Cameo, Rizzoli Emanuelli, Eataly, Calvé. Apre nel 2019 il suo primo negozio monomarca a Milano. In risposta all’esponenziale crescita dell’ecommerce in tempi di pandemia, ha quest’anno stretto una partnership anche con Edenred, per un ulteriore potenziamento del business e del sito di ecommerce.
A chi oggi pensa ad un futuro da imprenditrice, consiglia:
“È meglio partire subito con qualcosa di non perfetto, ma partire. È importantissimo andare a testare, ricevere feedback, e da lì costruire e ricostruire”.
Cristina Pozzi, Impactscool
Nominata Young Global Leader, Cristina Pozzi è CEO e Co-founder di Impactscool, organizzazione no profit che organizza eventi, conferenze e workshop per la divulgazione delle tematiche legate alle nuove tecnologie quali robotica, blockchain, intelligenza artificiale.
Milanese, laureata all’Università Bocconi ed ora trapiantata a Verona, Cristina Pozzi si definisce “future maker”. È esperta di scenari futuri in relazione alle tecnologie emergenti della quarta rivoluzione industriale (intelligenza artificiale, robotica, biotecnologie, stampa 3D, blockchain), e si impegna ad “educare al futuro” rendendo questi temi complessi accessibili al più vasto pubblico possibile.
Ha fondato nel 2006 con Andrea Dusi Wish Days, venduta poi nel 2016 a Smartbox in una delle exit più importanti in Italia negli ultimi 10 anni, e nel 2017 Impactscool, assieme ad Andrea Dusi e Andrea Geremicca.
Nel 2019 ha ricevuto la nomina di Young Global Leader (2019-2024) dal World Economic Forum, associazione no-profit con sede a Ginevra, un importante riconoscimento internazionale che non veniva assegnato a un cittadino italiano da 5 anni.
Cristina Pozzi è autrice del libro “Benvenuti nel 2050. Cambiamenti, criticità e curiosità”, edito da EGEA.
Paola Marzario, BrandOn
Un vero esempio di self made woman, Paola Marzario è conosciuta per aver fondato la scaleup BrandOn, piattaforma che aiuta le pmi italiane a vendere online.
Laureata all’Università Bocconi di Milano, comincia durante il primo anno di università a lavorare come hostess in congressi e fiere. Prende l’iniziativa di fondare un’agenzia sua, Italia casting, che si occupa di ingaggiare il personale per le manifestazioni fieristiche e i congressi. Al terzo anno si trova a dover affrontare un’emergenza a causa di uno sciopero di categoria durante Fiera Milano: la sua agenzia ed altre sette sono incaricate di trovare 500 hostess in poco tempo. Supera brillantemente la prova.
Brandon nasce nel suo appartamento universitario, con Moleskine come primo fornitore nel 2012. Da quel momento, Brandon continua a crescere, con una grande svolta nel 2018 che vede il suo fatturato raddoppiare, e raccoglie nuovi partner e fornitori, da ultimo Ariston nel novembre 2020.
I suoi suggerimenti per costruire un’impresa di successo?
“È importante avere il team giusto, non arrendersi mai (perché le difficoltà non mancano) e analizzare il mercato, conoscerlo e studiarne i punti critici”.
Chiara Marconi, Chitè
Un progetto dalle donne per le donne: è quello di Chiara Marconi, co-fondatrice e CEO di Chitè, piattaforma per la personalizzazione della lingerie.
Marconi frequenta diversi istituti europei in un percorso di formazione orientato alla diplomazia e una carriera nelle organizzazioni internazionali. Nel 2017, mentre viveva all’estero, concepisce assieme all’amica e co-fondatrice Federica Tiranti l’idea per la startup, partendo da un semplice considerazione: l’80% delle donne indossa un reggiseno di taglia sbagliata.
Analizzando il mercato, emerge infatti nessun marchio aveva ancora approcciato il concetto del “su misura” in maniera digitale e scalabile. Da qui nasce Chitè, che permette di creare il proprio reggiseno sartoriale, offrendo un punto di incontro tra l’artigianalità e l’online.
Chitè è una delle startup de Le Village by CA Milano, un progetto del gruppo internazionale Crédit Agricole, “ecosistema aperto” che sostiene la crescita delle startup.
Nel 2020, Chitè è stata selezionata tra le finaliste del programma di B Heroes, ecosistema di iniziative a supporto della crescita delle startup italiane più innovative.
Marta Bonaconsa, Nanomnia
Laureata all’Università degli Studi di Padova con dottorato a Verona in Neurobiologia e neuroscienze, Marta Bonaconsa è CEO e co-founder di Nanomnia, startup che ha sviluppato nano-capsule per ridurre la tossicità degli agenti chimici incapsulando i principi attivi.
L’idea di Nanomnia nasce nel Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, nell’ambito di un progetto di ricerca in neurobiologia: lì Bonaconsa conosce Michele Bovi e Pietro Vaccari, che sarebbero diventati gli altri due fondatori della startup.
Mentre costruiva la sua carriera professionale, Bonaconsa è diventata mamma di quattro bambini, e le scelte professionali hanno dovuto necessariamente tener conto di quelle personali. Nonostante ciò, è riuscita a creare e sviluppare una realtà innovativa come quella di Nanomnia.
La startup, che utilizza le biotecnologie per la sostenibilità ambientale con campi di applicazione che spaziano dalla biomedicina alla nutraceutica, fino alla cosmesi e all’agricoltura, ha raccolto un primo round in crowdfunding nel 2019 ed ha lanciato una seconda campagna nel 2020.
Federica Gambel, Coder Kids
Federica Gambel, madre di tre figli, ha fondato nel 2015 Coder Kids, un centro di sviluppo e ricerca per avviare i ragazzini ai temi del coding e della robotica educativa.
Gambel, figlia di due architetti, sognava da bambina di fare la veterinaria, ma ha presto intuito l’importanza di imparare ad usare il computer. Inizia a lavorare per una web agency, realizzando anche i primi siti web di Alitalia e Pirelli. Passa poi a lavorare a Deloitte, dove si occupa di comunicazione digitale, ma decide nel contempo di completare la sua formazione: così si si iscrive a Scienze e tecnologie della comunicazione e si laurea con una tesi su Internet a misura di bambini.
L’idea di Coder Kids nasce da un video di Code.org in cui comparivano, tra gli altri, Bill Gates e Mark Zuckerberg, e dove si diceva che ai bambini che, qualunque cosa avessero voluto fare da grandi, avrebbero dovuto imparare a programmare.
Nel 2014 vengono creati i primi corsi, e nel 2015 viene ufficialmente fondata la società.
Nel 2020, la sua CoderKids è stata selezionata tra le vincitrici dell’iniziativa MIA – Miss In Action programma di accelerazione dedicato all’imprenditoria femminile, promossa da BNP Paribas Italia e Digital Magics.
Le misure più urgenti per fare dell’Italia un Paese (anche) per le donne? Secondo Gambel è un problema endemico che va affrontato alla radice.
“Vorrei che le donne avessero fiducia nelle loro possibilità” spiega, “che avessero la speranza di poter credere di poter fare anche loro quello che fanno gli uomini”.
Anita Da Ros, Kiiva e StageAir
Anita Da Ros è una donna dal background è molto internazionale: si è laureata nel Regno Unito in Relazioni Internazionali e Politica, con un semestre di scambio alla San Francisco State University in California (USA), dove ha collaborato con una NGO chiamata 350.org. Ha poi lavorato 7 mesi nel Regno Unito per il Parlamento Inglese a Londra, vissuto in Spagna 4 mesi e conseguito un Master in Public Administration al King’s College London.
Dopo un’esperienza con un’azienda partner Microsoft, è rientrata in Italia e per un anno e mezzo ha lavorato come amministratrice fondi pensione NATO (Previnet S.p.A), per poi entrare nel mondo della microfinanza italiana (PerMicroS.p.A).
Nel 2016, a soli 27 anni, ha fondato la sua prima startup, Kiiva International, un’agenza di consulenza per aiutare i ragazzi che vogliono andare all’estero per studio, per lavoro, per imparare una lingua o crescere professionalmente.
La sua avventura imprenditoriale è continuata con la fondazione nel 2018 della startup StageAir, piattaforma marketplace che gestisce l’incontro tra domanda e offerta di stage a livello internazionale, di cui è tuttora CEO. StageAir è un po’ l’evoluzione di Kiiva: seguendo la sua passione per il mondo dell’edicazione, Da Ros pensa di trasformare il lavoro che faceva “manualmente”, per alcune scuole della zona, in una piattaforma che favorisce i giovani nell’incontro con le imprese in tutto il mondo.
Quella della giovane imprenditrice è anche una storia di resilienza: ha affrontato la pandemia assieme al suo team senza mai smettere di lavorare, grazie anche al modello di organizzazione aziendale della startup, già nato per essere gestito in modo flessibile e prevalentemente da remoto.
“Come immaginiamo sia successo in tutte le aziende, piccole o grandi, questo forte momento di crisi ha permesso anche a noi di capire i nostri limiti, le nostre debolezze e più in generale ci ha dato modo di fermarci a riflettere: e questo non è per forza negativo”, commenta, “Se siamo riusciti a mantenere i nervi saldi ora, le consapevolezze che abbiamo costruito oggi ci renderanno invincibili domani.”
Valentina Menozzi e Alice Michelangeli, Prometheus
Valentina Menozzi e Alice Michelangeli sono state le uniche italiane selezionate come finaliste dell’EU Prize for Women Innovators 2020, nella categoria Rising Innovators, riservata agli under 35, grazie alla loro startup Prometheus, co-fondata insieme a Riccardo della Ragione.
Michelangeli e Menozzi, entrambe laureate all’Università degli Studi di Parma, sono rispettivamente CSO e CTO della startup startup biotech innovativa.
La startup, fondata nel 2017 a Parma, opera nel campo della medicina rigenerativa ed ha vinto nello stesso anno la Start Cup Emilia-Romagna.
Il team di Prometheus ha realizzato un dispositivo automatizzato a Biostampante 3D che, grazie a una tecnologia rivoluzionaria, realizza cerotti riassorbibili ottenuti da un derivato del sangue del paziente, tessuti organici per la cura delle ferite animali di difficile rimarginazione. Una innovazione che verrà potrebbe essere estesa anche alla cura degli esseri umani.
Giulia Giontella, Flority Fair
Ha trovato una strada per innovare un mondo molto “tradizionale” Giulia Giontella, CEO di Flority Fair, startup per il delivery di fiori e piante.
Giontella è un avvocato, con laurea conseguita all’Università degli Studi di Roma Tre e University of Rome Tor Vergata. Ama i fiori, ed ama averne in casa, ma costano come fossero un bene di lusso. Un giorno nel 2012 cerca su Google “fiori low cost”, e non trova nulla: da qui nasce l’idea di FlorityFair, il primo e-commerce di fiori a prezzi contenuti e a chilometro zero.
È un percorso in salita, non esiste un database di fioricoltori, ma Giontella non si arrende e gira per il Lazio raccogliendo una cinquantina di fornitori che le danno fiducia. Il suo progetto è all’inizio interamente nelle sue mani: di notte ritira dalle aziende i fiori appena colti, di giorno fa le consegne a domicilio e promuove il servizio porta a porta.
Piano piano Florityfair cresce. Inizialmente si auto-finanzia, poi si appoggia al crowdfunding: nel 2020 lancia una campagna sulla piattaforma BacktoWork per continuare la sua avventura.
Ester Liquori, Ghostwriter AI
Ester Liquori è una donna nata in Sicilia e residente a Torino, fondatrice e CEO di Ghostwriter AI, piattaforma di content marketing basata sull’intelligenza artificiale, capace di analizzare comportamenti di acquisto, interessi e target di audience su tutti i tipi di settori.
Si laurea all’Università degli Studi di Palermo in Communication & Media Studies, e svolge diversi corsi successivi in diverse istituzioni, tra cui IED e Stanford University, e accumula esperienza lavorando in varie aziende, dalla web agency all’organizzazione fiere ed eventi in vari Paesi.
Questo percorso la porta ad essere CEO di You Are My Guide, fondata con Mauro Bennici, CTO, professionista e inventore dei sistemi innovativi che sono alla base di Ghostwriter.
Ghostwriter AI nasce in seno a I3P – Incubatore del Politecnico Torino. Il progetto ha richiesto 4 anni, ma risalgono al 2012 i primi lavori in campo business intelligence e analisi dei dati, quando ancora in Italia si sentiva molto poco parlare di Cloud. Ghostwriter vede la luce nel gennaio 2018, anno in cui Liquori viene nominata tra le 15 donne più influenti da Digitalic Magazine.
Esce a novembre 2020 il suo libro, “Marketing (artificialmente) intelligente. AI, uomo e macchina”.
Imprenditrice e speaker, Esther Liquori ha tenuto un Ted Talk a TedxLegnano nel 2019, oltre ad interventi al Web Marketing Festival e SMAU Milano, sui temi di Digital Trasformation e applicazione dell’AI al marketing.
Qui la sua Ted Talk di Legnano, che l’imprenditrice ha in progetto di portare anche a Palermo e Torino.
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